
Quando parliamo di bilinguismo, ci riferiamo alla capacità di una persona di usare due lingue. Possiamo classificare il bilinguismo in base a:
- Quando vengono apprese le lingue (età di acquisizione)
- Quanto sono “valide” o usate le due lingue nell’ambiente in cui il bambino cresce
- Quanto bene vengono parlate (livello di fluenza e competenza)
Esistono diversi tipi di bilinguismo:
- Compatto: il bambino impara entrambe le lingue fin dai primi anni di vita (entro i 6 anni)
- Coordinato: la seconda lingua viene appresa molto bene prima della pubertà, ma fuori dal contesto familiare (es. trasferimento in un altro Paese)
- Subordinato: si usa una lingua come base, e l’altra viene “tradotta mentalmente” partendo dalla prima (es. penso in L1, parlo in L2)
In generale, l’apprendimento può essere:
- Precoce: quando avviene nei primissimi anni
- Tardivo: quando arriva più avanti nell’infanzia
- In età adulta: con dinamiche e difficoltà diverse
Il cervello dei neonati è già predisposto
Secondo studi di Mehler e colleghi, anche i neonati dimostrano una sensibilità linguistica sorprendente. A pochi giorni dalla nascita:
- Preferiscono la voce della madre rispetto a quella di una sconosciuta (ma solo se parla in modo naturale, non “robotico” o al contrario)
- Sono già in grado di distinguere tra due lingue, soprattutto grazie all’intonazione, al ritmo e alla melodia con cui vengono parlate
Questi risultati ci fanno capire che c’è una predisposizione innata all’ascolto e alla distinzione linguistica.
Miti e credenze da sfatare
Ci sono ancora molte idee sbagliate sul bilinguismo, tipo:
- “Il cervello è fatto per una sola lingua”
- “Parlare due lingue aumenta il rischio di disturbi del linguaggio (DSL)”
- “Un bambino con DSL non dovrebbe imparare una seconda lingua”
- “Imparare due lingue significa avere meno tempo per ciascuna = peggiore apprendimento”
Cosa dicono le ricerche
Le evidenze scientifiche ci dicono l’opposto:
- Il cervello non è monolingue: imparare due lingue è naturale quanto impararne una
- Mono e bilingui seguono le stesse tappe di sviluppo linguistico, anche se con molta variabilità individuale
- Il tasso di DSL è lo stesso tra mono e bilingui
- I bambini bilingui con DSL non hanno più difficoltà dei monolingui con DSL. Le differenze di comportamento sono minime
Conclusione
Il bilinguismo non ostacola lo sviluppo linguistico e non è un fattore di rischio.
In pratica: cosa possiamo fare?
- Non serve preoccuparsi se i bambini mescolano le due lingue: è una fase normale, e con il tempo imparano a separarle
- Se ci sono difficoltà linguistiche, non va esclusa la L1 nella speranza che la L2 venga imparata meglio
- È importante sostenere le famiglie a usare la lingua in cui si sentono più competenti: è quella che aiuta meglio il bambino a costruire solide basi comunicative
Dott.ssa Sara Bressan