Linee essenziali dello sviluppo grafomotorio

L’espressione grafica è la possibilità di riprodurre coscientemente o meno, con delle tracce o dei segni qualcosa di sé in termini di sentimenti, bisogni e conoscenze. Essa in quanto non vincolata da dati oggettivi, risulta idonea alla rappresentazione di immagini sia reali sia irreali, alle diverse espressioni degli stati d’ animo tramite punti, la qualità del tratto e l’uso dei colori. Scarabocchio e disegno, pur se organizzati spazialmente in modo differente, sono il risultato di uno o più movimenti, meglio sono un gesto grafico che ha valore espressivo, un gesto grafico preesistente al linguaggio verbale, quando un bimbo sperimenta i suoi primi scarabocchi in modo spontaneo e naturale soddisfa la propria essenziale se non esclusiva esigenza: quella di lasciare una traccia, un seguo della propria presenza, un segno “visibile fuori da sé” con ciò egli afferma la propria identità, personalità e senso di esistenza.

Già a 9-10 mesi le macchie che il bimbo lascia con il suo corpo e il materiale che ha a disposizione indicano la necessità di ogni persona di produrre tracce e tracciati ma mentre il movimento in quanto tale scompare il segno grafico “permane per un tempo indefinito di fronte ai suoi occhi affermandosi come un prodotto permanente, un vero tracciato”. (Naville, 1950)

Nel momento in cui un bimbo inizia a scarabocchiare comprende che il gesto eseguito sul foglio lascia una traccia, una traccia eseguita dal proprio corpo e separata da questo.

Widlocher (1965) afferma che lo scarabocchio è il “primo prodotto che conferma al bambino stesso una propria realtà, separata da lui, un duplicato”

Verso i 10-12 mesi il bimbo inizia a realizzare semplici scarabocchi, come citato qui sopra queste produzioni possono essere definite come una serie di movimenti di tipo impulsivo, espressione di un bisogno interiore che esprime attraverso una scarica motoria incontrollata che lascia sul foglio dei tracciati a zig-zag andata e ritorno o di tipo circolare effettuati sia sul piano orizzontale che verticale al piano d’appoggio.

Il bimbo vive il piacere cinestetico in sé stesso, un piacere di produrre scariche indipendentemente dal prodotto dello scarabocchio.

Verso la fine del 2 anno mano a mano che le scariche motorie si attenuano, i tentativi di controllo del movimento a livello della spalla si traducono in scariche toniche. Si assiste dapprima ad un’integrazione tra tono e movimento per lasciare spazio poi ad un’attenuazione delle scariche toniche e all’ emergere di una ritmicità tonica.

Verso i 20 mesi compare il primo tipo di controllo ossia cinestetico e verso i 26 il controllo visivo, il doppio controllo si va via via avviando abbiamo quindi un controllo cinestetico che agisce sul movimento e controllo visivo che dirige la traccia.

L’atto grafico ossia il prodotto del bambino sul foglio così come esso si va organizzando nel corso dello sviluppo si può scomporlo su 3 piani distinti ma tra loro integrati come cita L. Lurcat (1974): piano motorio, percettivo e rappresentativo.

Sul piano motorio compaiono progressivamente diversi tipi di tracciati come proiezione del movimento acquisito nello spazio grafico:

Tracciati omolaterali: 15-21 mesi

Sono tratti che partono dal proprio asse corporeo, una proiezione dell’asse di simmetria del corpo, ciascun braccio progredisce nel proprio campo spaziale specifico ossia i gesti del braccio destro hanno per spazio di azione il campo del lato destro del corpo e viceversa.

Sono movimenti di spazzatura e scopatura che escono dallo spazio del foglio:

Scarabocchi verticali 16 mesi.

Scarabocchi orizzontali e obliqui 20-21 mesi.

Abbiamo due tipi di movimento: il braccio si allontana dal corpo e il braccio ritorna verso il corpo.

Scarabocchi circolari: 20-21 mesi

Si coordinano progressivamente i due movimenti di rotazione del braccio attorno ai due assi della spalla per cui vengono prodotti dei tracciati che si incurvano dando origine a: fusi e fusi ingrossati, curve e doppie curve, ellissi e tracciati circolari.

Tracciati eterolaterali: 22 mesi – 3 anni

Si costata l’abbandono del movimento omolaterale per cui diventa possibile l’incrociamento dei gesti ossia il movimento del braccio destro per esempio si estende nel campo spaziale controlaterale ossia lo spazio grafico sinistro.

Intrecci e riccioli: 2 anni (primi movimenti di rotazione del polso)

a 24 mesi il ricciolo e cicloide semplice è reso possibile dalla combinazione di rotazione del poso e flessione del pollice.

Cicloidi allungate: 27 mesi; combinazione di un movimento di origine distale ossia la rotazione della mano attorno al polso che da il senso della rotazione e un movimento di origine prossimale ossia la traslazione del braccio che determina la direzione.

Epicicloide e ipocicloide: 3 anni circa; combinazione di due movimenti circolari o di rotazione: rotazione della mano attorno al polso e del braccio attorno alla spalla.

Nell’ ipocicloide il senso di movimento di mano e braccio sono tra loro opposti.

Arabeschi e ibridi: dai 3 ai 4 anni; il bambino è capace di rendere in movimento continuo le curvature prodotte nei due sensi opposti.

Questi gesti grafici rappresentano per il bambino il passaggio dal piano motorio a quello percettivo e rappresentano le condizioni motorie per la scrittura e il disegno figurativo.(Boscaini, 2008)

L’ evoluzione della motricità grafica segue la legge della maturazione neuromotoria secondo il criterio delle leggi cefalo-caudale e prossimo-distale del Sistema Nervoso.

  • Il braccio determina movimento grossolano di spazzatura
  • Il movimento dell’avambraccio permette curva e cerchio
  • Il polso determina il ricciolo
  • La mano determina la flessione, cambio direzione
  • Il movimento del pollice spezzetta, blocca il tratto.

Importante è anche considerare che l’esecuzione di cerchi, riccioli e cicloidi a grandi dimensioni dipende da un movimento a livello della spalla (verificabile alla lavagna o su fogli di grandi dimensioni) mentre soltanto la motricità distale offre la possibilità di scrivere lettere-tracciati a formato ridotto ossia sul quaderno.

Lo stadio percettivo inizia quando il bambino non si interessa più soltanto del proprio gesto ma anche e soprattutto della traccia lasciata da lui stesso sul foglio.

Progressivamente il controllo visivo si integra con il controllo kinestesico, l’occhio non segue più solo la mano ma guida progressivamente la traccia delimitando il movimento all’ interno dello spazio grafico sul foglio.

Secondo L. Lurcat l’evoluzione del controllo visivo avviene in tre momenti distinti:

1 tappa: il controllo semplice o di partenza tra i 26 e i 30 mesi; il controllo semplice si ha quando il bambino cessa di fare gesti bruschi ma al contrario frena il proprio movimento ed è in grado di riportare la mano verso un tracciato fatto precedentemente e completarlo: cerchio chiuso, angolo, omino tutta testa, irraggiamento.

Questa manovra è resa possibile grazie al movimento del pollice e al controllo dello spostamento del braccio e dell’avambraccio.

2 tappa: il controllo doppio o di partenza e di arrivo verso i 31 mesi; il bambino diventa capace di unire due tratti proprio perché la mano è controllata dall’ occhio sia all’ inizio che alla fine del movimento: rettangolo, omino schematizzato, risottolineatura dei contorni del foglio.

3 tappa: il controllo globale o complesso a partire dai 3 anni; la comparsa dei movimenti della doppia rotazione in un movimento continuo permette al bambino di avere a disposizione tutto il proprio alfabeto grafomotorio spontaneo.

L’anticipazione visiva dell’atto grafico permette al bambino di fare una cosa in rapporto ad una successiva: la croce.

Il controllo globale coordina il movimento in funzione di un programma prestabilito ossia il bambino ha già un’intenzione di partenza nella scelta di disegnare quella forma e da questo momento il bimbo disegna con una certa abitudine motoria secondo un certo ordine quindi è difficile l’apporto di modifiche ai suoi schemi visivo motori (per esempio disegnerà la casa sempre allo stesso modo).

L’esperienza delle interazioni tra controllo motorio e visivo si ci pensiamo trova il suo avvio già al 4° mese di vita nel momento in cui la mano del bimbo tocca un oggetto e la qualcosa suscita in lui un interesse visivo, proprio come citato nei passaggi qui di sopra prima sarà  la sensibilità tattile  ad avere un ruolo su movimento e vista e solo successivamente sarà la visata ad attivare il movimento verso l’oggetto instaurandosi cosi un esperienza piacevole che porterà il bimbo alla ripetizione secondo le regole delle reazioni circolari secondarie.

L’ inizio dello stadio simbolico si constata quando il bambino verbalizza le proprie produzioni e denomina ad esempio un cerchio sole pallone, evidenziando la convergenza tra l’espressione orale e quella grafica.

Tra i 3 e i 4 anni le funzioni percettive e quelle simboliche si congiungono al fine di riprodurre un’immagine corrispondente ad un oggetto presente nella realtà.

A 30 mesi il bambino tenta di dare un significato ai suoi gesti grafici accompagnando i disegni con dei commenti ma in questo primo momento le sue verbalizzazioni non corrispondono alle sue rappresentazioni

Verso i 3 anni le verbalizzazioni si affinano e si precisano: il linguaggio verbale permette di definire i dettagli in quanto le competenze percettivo-motorie non gli permettono ancora di raffigurare il modello esattamente così come presente nella realtà.

Questa fase viene definita dell’ideogramma con la quale ogni oggetto viene rappresentato nella sua forma grafica semplificata. L’ ideogramma rappresenta l’accesso al simbolico.

A partire dai 3 anni e mezzo il bambino inizia a riconoscere il grafismo del disegno come diverso dal grafismo della scrittura.

Fra i 4 e i 5 anni il disegno diventa più geometrico, ordinato e proporzionato, sempre più espressivo e rappresentativo.

Da questa descrizione dell’evoluzione dell’atto grafico si comprende come non è possibile soffermarsi sulle produzioni grafiche del bambino sul piano formale o conoscitivo ma bisogna anche dare valora alle espressioni verbali, offrire l’occasione al bambino di commentare i propri disegni predisponendosi in un atteggiamento di ascolto ed attenzione.

Boscaini, F. (2008). Psicomotricità e grafismo. Cosenza: A.I.S.I.S.

Boscaini, F. (2014). Gesto prassico e globalità psicomotoria nel bambino, in RES Ricerche e studi in Psicomotricità, 3, 2-7.

Rielaborazione di Carli Martina psicomotricista.


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